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È possibile migliorare il proprio servizio tramite una dolorosa sconfitta in tribunale? Parte 2

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È possibile migliorare il proprio servizio tramite una dolorosa sconfitta in tribunale? Parte 2

Nell’articolo precedente (clicca qui)  avevo raccontato di come le circostanze ci avessero messo in seria difficoltà e delle vane speranze che avevamo riposto in una causa contro un nostro concorrente, sperando che la Giustizia impedisse a quest’azienda  di continuare ad operare in modo sleale ed elusivo nei confronti della Legge Regionale.

Purtroppo questa causa non ha portato i risultati che speravamo e navigavamo davvero in cattive acque e non avevo la più pallida idea di come ne saremmo usciti.

Riprendendo da dov’ero rimasto:

“Cosa potevo inventarmi?

Nella mia testa c’era il buio totale”

E poi?

Poi, all’improvviso, come Paolo di Tarso sulla via di Damasco, ho avuto una rivelazione: stavo dando la colpa dei miei insuccessi a:

  • la causa andata male in tribunale;
  • al Comune che mi faceva ostruzione e concorrenza sleale;
  • al governo Monti che aveva alzato tasse, IVA e accise;
  • ai concorrenti che fermavano i dolenti in ospedale per proporre i propri funerali;
  • alla gente che non capiva nulla perché invece di affidarsi a noi si faceva truffare da aziende che lavoravano malissimo;
  • alla crisi economica che aveva ridotto la capacità di spesa delle famiglie;

Tutta questa triste situazione, nella mia testa, non era imputabile a me stesso.

Io facevo del mio meglio, offrivo buoni servizi ad un prezzo onesto, lavoravo con impegno e dedizione.

Eppure la situazione era pessima.

Ma in quel momento ho visto improvvisamente le cose da un punto di vista completamente diverso: io stavo SPERANDO che:

  • un mio concorrente perdesse una causa legale;
  • che il governo riducesse le tasse;
  • che la crisi economica regredisse;
  • che la gente si rendesse conto da sola che era meglio affidarsi a me invece che ai miei concorrenti;

Stavo vivendo in maniera PASSIVA, aspettando che le cose cambiassero.

Da sole.

Ma quando mai?

Io non stavo costruendo qualcosa di unico e straordinario, qualcosa di eccezionale, qualcosa di cui andare veramente fiero.

Stavo lavorando per impedire ad un altro di lavorare. Stavo sperando nella disgrazia altrui per poter prosperare.

Mi sono sentito veramente meschino.

Ho giurato a me stesso che avrei dedicato gli anni successivi per far funzionare bene le cose, che ci avrei messo anima e corpo NON per far cadere gli altri, ma per innalzare me e la mia azienda.

Mi sono preso la responsabilità sui risultati dell’azienda.

Ho deciso che da quel momento in poi sarei stato io l’artefice del mio destino e di quello dell’azienda e che sarebbe dipeso tutto da me.

La mia parola d’ordine da quel momento è diventata NONOSTANTE.

Ce l’avrei fatta, senza sotterfugi e senza scappatoie, nonostante i concorrenti sleali, nonostante la crisi, nonostante le difficoltà, nonostante avessi poco denaro a disposizione, nonostante non sapessi da dove cominciare.

Ma sapevo che ne sarei uscito, nonostante l’universo intero sembrava tramasse contro di me.

Ho cominciato a studiare libri su libri, storie di successo, manuali, testi di comunicazione, di management, di leadership.

E tutti, ma proprio tutti, continuavano rafforzare la mia convinzione che i perdenti trovano una scusa (e io ne avevo trovate tante) mentre i vincenti trovano una strada.

Si, lo so, starai pensando “anche tu con queste cavolate motivazionali?”

Si, certo, perché i fatti che sono seguiti, da quel momento ad oggi non hanno fatto altro che confermare la veridicità di quella frase.

Ecco cos’è successo dopo: ho convinto i miei soci a rischiare il tutto per tutto.

Abbiamo installato una nuova insegna davanti all’ufficio principale perché davvero eravamo poco visibili.

Abbiamo preso in affitto un magazzino adeguato alle norme che dovevamo rispettare, stavolta luminoso e spazioso (lo scantinato che avevamo prima era buio e umido).

Abbiamo allestito un furgone per il trasporto delle salme.

Abbiamo assunto un ragazzo che ci sembrava adatto a farci riconquistare la fiducia delle famiglie in un paese appena fuori Rovigo, dove soffrivamo particolarmente la concorrenza di un’azienda che aveva aperto da qualche anno e che ci aveva messo in forte difficoltà.

Si è presentata l’occasione di acquistare un’ auto funebre che aveva solo due anni ad un prezzo molto interessante e ci siamo presi anche questo rischio.

Nonostante il prezzo molto favorevole, visto gli altri investimenti appena fatti e il momento davvero difficile, ha rappresentato comunque uno sforzo economico enorme.

Però continuavo a crederci.

Per la prima volta ho guardato la mia azienda e, nonostante avessimo ancora tantissimo da sistemare e da migliorare, ho detto dentro di me “si, ora mi piace, ora è una bella aziendina in cui venire a lavorare”: l’ufficio nuovo, la nuova insegna, il nuovo magazzino, il nuovo ragazzo che avevamo assunto (pieno di positività e buona volontà), la (semi)nuova autofunebre.

Il 2014, anno horribilis per la nostra azienda, era giunto finalmente al termine.

Nuovo anno, nuova vita

 Il 2015 è cominciato molto bene, abbiamo avuto tantissimi incarichi e tantissimi funerali da svolgere e fortunatamente:

  • avevamo una bella auto con cui presentarci;
  • non avevamo ridotto il personale;
  • il nuovo magazzino e il nuovo ufficio erano un bel biglietto da visita nei confronti delle persone che ci osservavano da fuori e per noi luoghi di lavoro di cui andare fieri;

Nel 2015 abbiamo deciso di seguire importanti corsi di formazione, che ci ha permesso di acquisire ulteriori competenze, di sistemare un sacco di cose all’interno (procedure, ruoli, organizzazione, responsabilità) e all’esterno, decidendo di puntare in maniera sempre più convinta sui servizi di alto livello e dando quindi una direzione precisa all’azienda, fino ad arrivare ad oggi in cu abbiamo migliorato tutto ciò che si poteva migliorare, ponendoci su un livello di servizio superiore a tutti gli altri.

Ma, hai presente il film Sliding Doors? Quello in cui viene raccontata la storia nelle due varianti, cioè se la protagonista avesse preso la metropolitana oppure se la protagonista non fosse riuscita a salirci?

Pensando a quel film, mi viene da chiedermi: cosa sarebbe successo se avessimo vinto quella causa?

Se l’azienda partecipata dal Comune avesse chiuso i battenti avremmo avuto un incremento immediato della quantità di servizi da gestire, saremmo stati appagati da questo aumento e difficilmente avremmo investito tempo e denaro per migliorare costantemente e in maniera sempre più decisa il nostro modo di servire le persone e di gestire le cerimonie funebri

Saremmo probabilmente ancora l’azienda che eravamo, con un nome storico e un servizio un pochino più curato degli altri, che cerca di accontentare tutti ma senza un’identità precisa.

Se avessimo vinto quella causa oggi a Rovigo le famiglie che hanno l’esigenza di organizzare un funerale di altissimo livello semplicemente non avrebbero un‘azienda di riferimento a cui rivolgersi.

Ho voluto raccontarti questa storia per farti capire che non è stato per nulla facile arrivare fin qui e diventare quello che oggi orgogliosamente siamo, ma anche per dirti cosa ho imparato:

  1. non tutto il male viene per nuocere;
  2. decidi che una cosa si può e si deve fare e troverai il modo;
  3. prenditi la responsabilità sulla tua vita e sui risultati che vuoi ottenere;
  4. audentes fortuna iuvat;
  5. Se non stai inseguendo i tuoi sogni non stai vivendo la tua vita;

Spero che anche tu abbia una storia di rivincita da raccontare.

Se vuoi condividerla puoi scrivermi nei commenti o in privato a info@ciprianileonoranze.com

 

A presto,

Andrea

 

P.S. il punto 5 l’ho preso in prestito, è il motto di un’azienda fatta da imprenditori che si occupano di formare imprenditori e a cui devo veramente moltissimo.

Ad esempio abbiamo seguito con loro i corsi di comunicazione che tanto ci hanno aiutato a migliorare e di cui  ho parlato in questo articolo.

Se ti interessa questo è il loro sito www.ibusinesscampus.it

Non è una marchetta e personalmente non ci guadagno nulla, è semplicemente riconoscenza nei loro confronti e un buon consiglio per te che mi stai leggendo se vuoi crescere, migliorare ed imparare.

Quindi…punto numero sei:

  1. ogni volta che hai la possibilità di pagare uno più bravo di te perché ti insegni, fallo!

Sarà sempre un buon investimento.

 

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